Il premier britannico Keir Starmer ha evitato di descrivere l'implacabile guerra di Israele contro i palestinesi di Gaza come un genocidio, nonostante il partito laburista abbia tradizionalmente assunto posizioni contrarie alla guerra, ad eccezione di alcune occasioni in cui Tony Blair ha appoggiato l'invasione dell'Iraq guidata dagli Stati Uniti nel 2003.
Starmer sta ripetendo la politica dell'era Blair, ignorando il pensiero della maggioranza dell'opinione pubblica, visto che il 73% dei britannici è a favore di un cessate il fuoco incondizionato e il 60% dell'opinione pubblica ritiene che Israele si sia spinto troppo oltre con la sua guerra, secondo l'ultimo sondaggio condotto da Ipsos.
Questa apparente divergenza tra l'opinione pubblica e la politica del governo solleva seri interrogativi sulle priorità morali della Gran Bretagna e sul fatto che la politica estera del Paese risponda agli interessi nazionali o a quelli di attori stranieri.
L'opinione pubblica: La voce del buon senso
Anche gli elettori del partito Laburista si sentono traditi dal regime di Starmer. Secondo un rapporto di YouGov di febbraio, l'83% di loro vuole che Israele ponga fine alla guerra.
Il rifiuto della leadership laburista di appoggiare una risoluzione per il cessate il fuoco in Parlamento, seguito da una serie di dimissioni di parlamentari nel novembre 2023, ha ulteriormente alienato la sua base di elettori.
Dal momento che il governo guidato da Starmer non ha la spina dorsale per fare pressioni su Israele affinché si attenui la situazione, i britannici sono sempre più consapevoli delle sue carenze, tanto che il 40% della popolazione giudica mediocri le prestazioni di Starmer e del governo laburista.
Il malcontento è profondo, dato che il 35% della popolazione ritiene che Starmer non sappia fare bene il suo lavoro.
Di conseguenza, il Paese ha assistito a proteste diffuse, a cui hanno partecipato centinaia di migliaia di persone che chiedevano l'immediato cessate il fuoco a Gaza. Gli slogan più comuni per le strade sono stati “Stop alle vendite di armi”, “Cessate il fuoco ora” e “Giustizia per la Palestina”.
Queste proteste non sono state un'aberrazione, piuttosto un'espressione sostenuta dalla maggioranza della società britannica, che rappresenta diversi contesti politici, religiosi e culturali.
Posizione del governo: Politiche allineate con gli alleati, non con i cittadini
Nel manifesto dei laburisti è chiaramente indicato che uno Stato palestinese indipendente è un “diritto inalienabile” dei palestinesi. Il partito si è anche impegnato a sostenere la soluzione a due Stati.
In pratica, però, il governo laburista ha perseguito astensioni diplomatiche alle Nazioni Unite, vendite di armi e politiche che favoriscono la macchina da guerra di Israele piuttosto che i palestinesi assediati, che stanno affrontando quello che molti esperti internazionali hanno definito genocidio.
A fronte delle ripetute astensioni del Regno Unito dalle risoluzioni sul cessate il fuoco all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il Paese si sta isolando dalla comunità internazionale, mentre in tutto il mondo crescono le richieste di giustizia.
La retorica diplomatica fuori luogo - secondo cui Israele può uccidere altrettanti civili per autodifesa - è stata respinta in lungo e in largo. Per tranquillizzare i cittadini britannici, il ministro degli Esteri David Lammy ha annunciato la sospensione di 30 licenze di vendita di armi su 350 a Israele. Purtroppo la mossa non è riuscita a convincere l'opinione pubblica. È stata piuttosto vista come un segno simbolico.
La camera divisa
Le macabre immagini dello spargimento di sangue a Gaza hanno spinto molti Stati europei a ripensare la loro politica nei confronti di Israele. Paesi come la Spagna, la Norvegia e l'Irlanda hanno riconosciuto l'esistenza di uno Stato palestinese e hanno tracciato un percorso alternativo, che si allinea alle richieste globali di giustizia per la Palestina, piuttosto che assecondare l'approccio militare da falco degli Stati Uniti e dei loro strenui alleati pro-Israele.
La riluttanza del governo britannico a rendere Israele responsabile dei suoi crimini di guerra e a unirsi agli sforzi globali per porre fine alla sua guerra contro Gaza, danneggia la sua reputazione sia in patria che all'estero. Anche il suo potenziale ruolo di mediatore neutrale in vari conflitti è stato messo in discussione.
Un sondaggio YouGov EuroTrack dell'ottobre 2024 ha mostrato che gli europei occidentali sono nettamente contrari agli aiuti militari a Israele anche in caso di guerra totale con l'Iran, e anche il pubblico britannico ha manifestato sentimenti simili. Questo cambiamento significativo mette in luce il fallimento della propaganda israeliana e le debolezze degli Stati occidentali, incapaci di difendere la giustizia e di tenere a freno una potenza indisciplinata come Israele.
Nel Regno Unito, la fiducia nel governo è a rischio e un'ulteriore dissonanza può portare a danni irreversibili alla coerenza sociale, dato che l'inazione di Starmer lo accomuna inavvertitamente a oscure forze sioniste e di estrema destra che nutrono un odio e un'inimicizia primordiali contro i musulmani.
Finora, l'amministrazione Steamer ha registrato le dimissioni ad alto livello di 50 consiglieri, tra cui figure laburiste di spicco come i sindaci Sadiq Khan e Andy Burnham, oltre al leader laburista scozzese Anas Sarwar. Molti altri leader sono in preda alla rabbia, sentendosi impotenti e inadeguati di fronte a un genocidio trasmesso in diretta streaming sui nostri telefoni dal 7 ottobre scorso.