Business and Technology
6 min di lettura
Catena di approvvigionamento segreta: come i chip di TSMC sono finiti nell’ultima tecnologia dell’AI
La preoccupazione principale è che se i chip semiconduttori possono eludere le restrizioni con tale facilità,
Catena di approvvigionamento segreta: come i chip di TSMC sono finiti nell’ultima tecnologia dell’AI
#NJU33: Huawei lancia un nuovo smartphone con sistema operativo proprietario e chip all'avanguardia
20 febbraio 2025

Finiti nell’ultima tecnologia dell’Intelligenza artificale di Huawei?

L’utilizzo da parte della società cinese dei chip di TSMC nella sua ultima tecnologia di intelligenza artificiale, nonostante le sanzioni, solleva  domande  ugli sforzi di Pechino per l'autosufficienza in un settore critico.

L’industria dei semiconduttori, spinta dalla corsa al dominio tecnologico, è diventata un'arena di competizione geopolitica.

Huawei, uno delle aziende giganti di tecnologia cinesi, è stata accusata di utilizzare chip avanzati prodotti dalla Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (TSMC) nella sua ultima tecnologia AI, nonostante le sanzioni imposte dagli Stati Uniti per impedire tali transazioni.

Questa rivelazione è emersa la scorsa settimana dopo le segnalazioni secondo cui Huawei avrebbe collaborato con terze parti come la società cinese di progettazione di chip Sophgo e l’azienda di attrezzature per il mining di criptovalute Bitmain per aggirare le restrizioni commerciali statunitensi.

Entrambe le società hanno negato le accuse, ma i registri aziendali mostrano che Micree Zhan, cofondatore di Sophgo, è stato anche coinvolto nella fondazione di Bitmain.

A seguito delle sanzioni statunitensi, la Cina ha cercato di promuovere l’autosufficienza nel settore dei semiconduttori. Nell’ambito di questi sforzi, lo scorso mese Huawei ha iniziato a testare il chip Ascend 910C come potenziale concorrente dell’H100 di Nvidia.

Tuttavia, l’uso recente dei chip di TSMC da parte di Huawei, nonostante i divieti commerciali, ha riacceso il dibattito sulla narrativa dell’indipendenza tecnologica della Cina e ha sollevato preoccupazioni sull’applicazione delle restrizioni commerciali globali.

Secondo Bloomberg, la continua dipendenza di Huawei dalla produzione di chip di TSMC potrebbe riflettere le difficoltà della Cina nel produrre una quantità sufficiente di semiconduttori avanzati, indebolendo ulteriormente la capacità del colosso asiatico di sviluppare chip di alto livello all’interno dei propri confini.

Tattiche della porta sul retro

Secondo Tony Loughran, analista del rischio e direttore di Zero Risk International, l’utilizzo di fornitori terzi per aggirare le sanzioni – una pratica spesso chiamata "porta sul retro" – non è una tattica nuova.

"L'uso di canali alternativi o di terze parti è una strategia adottata da anni tra le nazioni”, ha detto Loughran  a TRT World.

Per spiegare il concetto, fornisce un esempio storico: "Durante entrambe le guerre in Iraq, nonostante il divieto sulle esportazioni di petrolio, i paesi riuscirono a comprare e vendere petrolio attraverso il mercato nero. Quando c’è una domanda elevata, di solito c’è anche qualcuno disposto a creare un canale redditizio e a trovare una soluzione."

Un modello simile si osserva anche con Huawei

È probabile che i processori Ascend 910B siano stati prodotti utilizzando la tecnologia avanzata a 7 nanometri di TSMC. Secondo Bloomberg, almeno uno di questi chip è stato individuato nell’ultima offerta di intelligenza artificiale di Huawei.

Dal momento che Huawei è stata inserita nella lista nera nell’agosto 2020, si è affidata principalmente a produttori locali come Semiconductor Manufacturing International Co. (SMIC) per la produzione di chip. Tuttavia, la bassa resa produttiva dei chip AI realizzati da SMIC – con solo il 20% delle unità che funzionano come previsto – evidenzia i limiti dell’industria cinese dei semiconduttori e potrebbe aver costretto Huawei a cercare forniture alternative.

Come funziona?

L'acquisizione di tecnologia soggetta a restrizioni attraverso canali indiretti spesso coinvolge aziende terze che ufficialmente servono clienti legittimi, ma che segretamente reindirizzano i prodotti a entità soggette ad embargo.

"Questo processo prevede solitamente un'azienda intermediaria che afferma di servire clienti legittimi, ma che progressivamente devia le forniture verso paesi sottoposti a restrizioni," spiega Tony Loughran, esperto di rischio.

Nel caso di Huawei, i chip potrebbero essere passati attraverso più fornitori prima di arrivare nelle sue mani. Questa complessa catena di approvvigionamento consente di aggirare le restrizioni senza coinvolgere direttamente i produttori originari.

Loughran avverte sui rischi connessi a queste pratiche: "La preoccupazione principale è che se i chip semiconduttori possono eludere le restrizioni con tale facilità, allora è necessario prestare ancora maggiore attenzione ai prodotti sensibili utilizzati in armi avanzate e sistemi di difesa."

Fa poi un parallelo con un caso legato a un attacco con cercapersone in Israele:
"Questa situazione ricorda un recente caso in cui i cercapersone prodotti a Taiwan sono stati venduti a un appaltatore terzo e successivamente modificati per essere usati contro Hezbollah."

Il suo confronto sottolinea le possibili conseguenze di una catena di approvvigionamento tecnologica scarsamente regolamentata.

Una lotta per l'autosufficienza?

Le ambizioni della Cina per l’autosufficienza tecnologica sono diventate un pilastro della sua politica, con il presidente Xi Jinping che sottolinea la necessità di ridurre la dipendenza dal blocco occidentale, in un contesto di crescenti tensioni geopolitiche.

Tuttavia, la dipendenza di Huawei dai chip di TSMC per i suoi più recenti processori AI dimostra che queste ambizioni sono ancora lontane dalla realtà.

I rapporti evidenziano le difficoltà di Huawei nel produrre i propri chip su scala commerciale.

Dopo che l’amministrazione Biden ha introdotto severi controlli sulle esportazioni, TSMC e altri fornitori non possono più vendere prodotti o servizi a Huawei senza una licenza di esportazione del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti, poiché le loro operazioni si basano in gran parte su tecnologie americane.

Di conseguenza, Huawei è stata costretta a localizzare quasi tutta la produzione dei suoi componenti. Questo è un processo costoso, che potrebbe costare centinaia di milioni, se non miliardi di dollari, e richiedere diversi anni per essere completato.

Nel frattempo, la limitata resa produttiva dei chip a 7 nm di SMIC dimostra la difficoltà di raggiungere il livello di controllo qualità necessario per competere con TSMC.

Il percorso da seguire

Mentre il dibattito sull’accesso di Huawei ai semiconduttori avanzati continua, Tony Loughran suggerisce che governi e aziende tecnologiche adottino misure proattive per prevenire future violazioni.

"Le aziende tecnologiche dovrebbero collaborare con auditor indipendenti per verificare l'integrità della loro catena di approvvigionamento, specialmente nei settori soggetti a sanzioni o che richiedono elevati standard di sicurezza," afferma Loughran.

Questa misura aiuterebbe a mantenere la trasparenza e a prevenire operazioni di aggiramento delle restrizioni, come sembrerebbe essere accaduto nel caso Huawei-TSMC.

Inoltre, Loughran sottolinea il ruolo delle Nazioni Unite nella regolamentazione di queste attività, evidenziando l'importanza della cooperazione internazionale.

"Il ruolo delle Nazioni Unite e le potenziali sanzioni dovrebbero essere esaminati per confermare l’attuale posizione degli Stati Uniti," afferma.

Un simile approccio potrebbe contribuire a creare un quadro globale per monitorare e applicare le sanzioni, riducendo la probabilità di future violazioni.

Dai un'occhiata a TRT Global. Condividi il tuo feedback!
Contact us